Il colibrì è l’uccello più piccolo del mondo, e ha grandi capacità di volo. Hanno l’abilità di rimanere quasi immobili a mezz’aria, capacità garantita dal rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo, a seconda della specie), e che consente loro di cibarsi del nettare dei fiori.
Il loro piumaggio ha colori brillanti che vanno dal bruno al verde, dal rosso al nero. La brillantezza dei colori è dovuta a delle lamelle cornee trasparenti presenti nelle piume, che funzionano da prismi ottici. Il raggio di luce viene così scomposto nei suoi colori originari dando una colorazione cangiante in base all’angolo di osservazione.
Il becco può avere una varietà di forme e dimensioni, che in genere riflettono le loro abitudini alimentari, adattandosi alla forma dei fiori del cui nettare si nutrono. La lingua è estensibile e biforcuta. Le zampe sono corte e inadatte alla deambulazione sul terreno, mentre le ali sono lunghe e strette.
I colibrì hanno eccezionali capacità di volo. Grazie a particolari adattamenti della loro struttura muscolo-scheletrica possono battere le ali in tutte le direzioni, il che consente loro sia il volo stazionario sia, unici fra gli uccelli, il volo all’indietro. Nel volo anterogrado possono raggiungere una velocità di 45 km orari e in picchiata possono arrivare sino a 96 km/h. La frequenza del loro battito alare, che produce un caratteristico rumore vibrante, è la più elevata di tutti gli uccelli: va da circa 70-80 battiti per secondo delle specie più piccole ai 10-15 battiti per secondo del colibrì gigante.
I colibrì sono principalmente nettarivori, costituendo il nettare il 90% del loro regime alimentare (per questo motivo la loro vista è specializzata nel riconoscimento dei colori chiari come il rosso rispetto alla verdeggiante vegetazione), ma anche insettivori.
Il procacciamento del cibo è un’attività con un alto dispendio energetico, pertanto tra un pasto e l’altro i colibrì devono osservare lunghi periodi di riposo. Possono consumare sino a 180 pasti al giorno e trascorrono circa il 75% della loro giornata in posizione di riposo.
Il loro apparato digerente è in grado di assorbire gli zuccheri con estrema rapidità: dopo soli 49 minuti dall’ingestione oltre il 97% del glucosio ingerito è stato assimilato.
Gli universi sono tanti e il nostro è un universo di materia.
Magari non è una cosa a cui pensiamo tutti i giorni ma, oltre al nostro universo, potrebbero esistere tanti altri universi paralleli e di più tipologie.
È uno scenario esplorato da molti libri e film ma forse gli universi paralleli potrebbero far parte dalla realtà che ci circonda e non essere solo frutto della nostra immaginazione.
Se lo spazio fosse infinito questo genererebbe una ripetizione infinita di tutte le possibili combinazioni che il nostro universo, o meglio quella zona di spazio che ci circonda, potrebbe avere, generando infiniti mondi paralleli. Se potessimo viaggiare in questo infinito spazio incontreremmo infiniti universi uguali identici al nostro, infiniti leggermente diversi, infiniti totalmente diversi, e così via.
Però con questi mondi ci sarebbe un’ impossibilità a comunicare, visto che nulla può viaggiare oltre la velocità della luce, superata la zona di spazio che la luce può aver percorso da quando esiste l’universo, non potremmo aver nulla a che a fare con tutto ciò che risiede oltre questa zona. La teoria inflazionaria prevede che l’iniziale espansione dell’universo dopo il Big Bang sia stata causata da una gravità negativa generata da un particolare campo: l’inflatone.
La teoria prevede che quello che noi chiamiamo universo sarebbe solo una di tante bolle di un rete di “universi bolla”. Queste bolle sarebbero regolate dalle stesse leggi fisiche, ma potrebbe cambiare da una all’altra il campo di Higgs e di conseguenza la massa delle particelle elementari.
Un particolare interessante è che queste bolle viste dall’esterno apparirebbero finite, ma dall’interno infinite, quindi questa teoria sarebbe compatibile anche con il multiverso patchwork.
La teoria delle stringhe prevede l’esistenza di undici dimensioni (dieci spaziali e una temporale).
Tutto ciò che ci circonda sarebbe formato da microscopiche stringhe, ma quest’ultime sarebbero brane in una dimensione, ma esisterebbero anche brane in tutte le altre dimensioni. Queste brane potrebbero diventare grandi fino ad occupare tutto lo spazio che ci circonda, ecco che noi vivremmo su una brana in tre dimensioni. Nulla può lasciare la propria brana in quanto le stringhe sarebbero “fissate” alla brana in cui si trovano, ad eccezione dei gravitoni.Questo genera una visione di mondi-brana, ovvero il nostro universo risiede in una brana tridimensionale ma nello spazio a più dimensioni ci sarebbero tante altre brane, in ognuna delle quali ci sarebbe un universo parallelo.Sempre secondo la teoria delle stringhe i mondi brana si possono “scontrare” e da questi scontri si possono manifestare in inizi simili al Big Bang. Quindi da questi fenomeni si genererebbero universi paralleli nel tempo, esistiti prima di noi o che esisteranno in futuro e per questo chiamati ciclici. Ne deriva anche il fatto che che questa ciclicità potrebbe esistere da sempre e per sempre eliminando il dilemma dell’origine e della fine di tutte le cose.
Attualmente l’espansione dell’universo sta accelerando e questa accelerazione deriverebbe da quella che è stata chiamata costante cosmologica, ovvero lo spazio è permeato da una certa quantità di energia oscura, un’energia di cui per adesso non sappiamo molto. Il perché la costante cosmologica abbia proprio il valore che ha è una questione a cui è molto difficile rispondere. Ma applicando il principio antropico tutto diventa più semplice e la spiegazione alla domanda precedente diventa banale: ovvero noi siamo solo uno dei tanti universi in ognuno dei quali il valore della costante cosmologica cambia.
Attualmente l’espansione dell’universo sta accelerando e questa accelerazione deriverebbe da quella che è stata chiamata costante cosmologica, ovvero lo spazio è permeato da una certa quantità di energia oscura, un’energia di cui per adesso non sappiamo molto. Il perché la costante cosmologica abbia proprio il valore che ha è una questione a cui è molto difficile rispondere. Ma applicando il principio antropico tutto diventa più semplice e la spiegazione alla domanda precedente diventa banale: ovvero noi siamo solo uno dei tanti universi in ognuno dei quali il valore della costante cosmologica cambia.eADV
Questo insieme di universi deriva dalla combinazione della cosmologia inflazionaria e con la teoria delle stringhe, in cui le molte forme diverse delle dimensioni extra della teoria delle stringhe danno origine a molti universi-bolla differenti. A differenza del multiverso inflazionario, qui ogni bolla può contenere altre bolle e così via, ecco perché viene chiamato multiverso paesaggio.
Multiverso quantistico
In meccanica quantistica le particelle vengono descritte attraverso l’equazione di Schrodinger che restituisce la probabilità con cui una particella si può trovare in un luogo piuttosto che in un altro, semplificando molto. E’ un concetto particolare per la nostra esperienza quotidiana, parlare di probabilità e non di certezze risulta strano, però usando la meccanica quantistica le cose funzionano così.
Quando una particella viene osservata, l’equazione d’onda “decade” e la posizione della particella non è più descritta da una probabilità, ma diventa certa.
Matematicamente la soluzione è precisa, ma a livello di realtà può essere spiegata con il fatto che nel nostro mondo la particella si trova in un determinato punto, in altri mondi si sono invece verificate le altre posizioni previste dall’equazione di Schrodinger e quindi la particella si trova in altri punti. Quindi si “creano”, o meglio esistono, più universi quantistici in ognuno dei quali la funzione d’onda decade in modo diverso.eADVhttps://b4ba4e7c16b3649258dd492a603e85c2.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html
Multiverso olografico
Attraverso lo studio dei buchi neri si è scoperto che l’entropia, in generale l’informazione, di un buco nero è proporzionale alla superficie dell’orizzonte degli eventi (espressa in lunghezze di Planck al quadrato), la cosa interessante è che non è proporzionale ad un volume, ma ad una superficie.
Da questo deriva il principio olografico, ovvero una visione secondo la quale il nostro universo sarebbe una proiezione di qualcosa che sta su una superficie di confine, un universo parallelo fisicamente equivalente.
Multiverso simulato
Nel futuro i progressi della tecnologia potrebbero permettere di creare dei computer in grado di simulare un intero universo come il nostro. Per adesso non sappiamo se saremo in grado di farlo, non tanto per la tecnologia necessaria, ma perché non sappiamo ancora se un essere senziente dotato di coscienza possa essere creato e simulato da un computer.
Se mai sarà possibile, nell’universo simulato gli umani simulati potrebbero a loro volta creare degli universi simulati e così via. Ma allora viene spontaneo domandarsi se anche noi siamo frutto di una simulazione di un altro universo. Una domanda a cui, almeno per adesso, è difficile dare una risposta.
Multiverso estremo
Questa categoria è la più filosofica e la meno scientifica.
Deriva dal principio di fecondità che afferma che ogni universo possibile è reale.
Questa visione di multiverso concretizza tutte le possibili equazioni matematiche, e contiene tutte le categorie precedenti. Inoltre con questa visione si evita il perché noi occupiamo un posto speciale in tutto ciò che esiste, perché in questo caso il nostro universo non avrebbe niente di speciale, sarebbe solo uno di tutti i possibili.
Il lamantino è un mammifero acquatico erbivoro. Il lamantino è un mammifero marino dal corpo idrodinamico, simile a quello di una foca. E‘ riconoscibile per la coda arrotondata, a forma di pala, che permette il nuoto e gli spostamenti verso alto e basso, e per il muso che presenta ampie guance e lunghi baffi.
Il lamantino è un mammifero acquatico erbivoro. Un lamantino adulto mangia quotidianamente fino al 9% del suo peso corporeo, equivalente a circa 50 kg. Si cibano di oltre 60 differenti specie di piante di mangrovia come foglie, erbe acquatiche e alcune tipologie di alghe, facendo uso delle loro labbra superiori. I lamantini vivono 50 anni. Sono lunghi 4,5 metri e pesa 150 – 400 kg. I lamantini vivono in aree costiere poco profonde o paludose dell’America e dell’Africa; sono inoltre presenti nel Mar dei Caraibi. Una caratteristica unica dei lamantini (tra i mammiferi) è la continua sostituzione dei denti molari. I lamantini salgono fino in superficie ogni tre o cinque minuti per respirare, sebbene possano rimanere sott’acqua più a lungo, capaci di trattenere il respiro fino a venti minuti. Il lamantino delle Amazzoni (Trichechus inunguis (Natterer, 1883)), anche noto come lamantino amazzonico, è una specie di lamantino appartenente alla famiglia Trichechidae, originario del bacino amazzonico di Brasile, Perù, Bolivia, Colombia, Ecuador e Venezuela.
OVVIAMENTE ESISTONO MOLTE TEORIE SULLA FINE DELL’UNIVERSO
Le possibilità circa il destino ultimo di un universo aperto sono o il Big Freeze (e quindi una morte termica), o il Big Rip, in cui l’accelerazione provocata dall’energia oscura diventa così forte che supera gli effetti delle forze gravitazionale, elettromagnetica e nucleare debole.
The Big Crunch
Le due teorie precedenti partono dal presupposto che l’universo continui la sua espansione. Ma non è detto che le cose vadano così. L’universo, a un certo punto, potrebbe smettere di espandersi e iniziare a contrarsi. Questo processo si concluderà con una sorta di Big Bang al contrario; chiamato Big Crunch: è la terza teoria sulla fine del tutto.
Se, invece di espandersi, la materia dell’universo dovesse iniziare a contrarsi (molto dipende dalla forma dell’universo), la gravità potrebbe a un certo punto diventare la forza dominante e causare un restringimento dell’universo. Di conseguenza, stelle, pianeti e intere galassie entreranno in collisione: alla fine di tutto questo, lo stesso universo collasserà su se stesso. Il processo, secondo alcuni ricercatori danesi, potrebbe anche essere già cominciato.
Prima di tutto, tranquilli. Diciamo che c’è tempo e che possiamo fare le cose con calma. È da oltre sessant’anni, da quando hanno scoperto che l’universo si sta espandendo e quindi non è eterno, che gli astrofisici e i cosmologi cercano di capire se si contrarrà e soprattutto tra quanto tempo finirà.
In questo periodo – per noi umani, tutto sommato, abbastanza lungo – non è che siano riusciti a trovare una risposta certa, anche perché molto spesso gli “astroesperti” hanno cambiato idea, come nella seconda metà degli anni Novanta quando si sono accorti che tre quarti dell’universo è composto dalla cosiddetta energia oscura.
Ebbene, grazie a questa scoperta gli scienziati hanno potuto ipotizzare che l’energia oscura è il motore che espande l’universo e che già ora sta sensibilmente accelerando questa espansione. E a sentir loro sembra che questa velocità diventerà tanto elevata – annullando la contrazione esercitata dalla forza di gravità – da strappare l’uno dall’altro tutti gli atomi del cosmo in quello che è stato chiamato il “big rip”, il grande strappo destinato a rompere il tessuto dello spazio-tempo, decretando la morte dell’universo: tra 16,7 miliardi di anni.
A fare questa definitiva, per ora, affermazione sono stati alcuni cosmologi cinesi che utilizzando un metodo da loro inventato (la parametrizzazione di Ma-Zhang) hanno calcolato l’evoluzione temporale dell’universo secondo le attuali conoscenze sull’energia oscura. Dopo la pubblicazione di questa teoria nel 2012, hanno perso smalto altre due ipotesi sulla fine dell’universo. Quella secondo cui l’espansione rallenterà fino a raggiungere un equilibrio in cui l’universo resterà un po’ più grande delle attuali dimensioni diventando man mano sempre più freddo. Finché – in un futuro ben più lontano di 16,7 miliardi di anni, in un periodo che può essere espresso con un 1 seguito da 100 zeri – tutto scomparirà nei buchi neri che a loro volta evaporeranno. L’altra teoria invece enunciava che se a vincere fosse stata la gravità, l’universo si sarebbe contratto fino a diventare grande come un uovo ma dalla massa infinitamente elevata, in un big bang alla rovescia definito dai cosmologi “big crunch”.
Quindi la teoria attualmente più gettonata sulla fine dell’universo è quella del big rip, ma gli scienziati non si sono accontentati del limite temporale di 16,7 miliardi di anni, hanno anche ipotizzato che cosa accadrà prima di quella scadenza.eADV
Prima di tutto, tranquilli. Diciamo che c’è tempo e che possiamo fare le cose con calma. È da oltre sessant’anni, da quando hanno scoperto che l’universo si sta espandendo e quindi non è eterno, che gli astrofisici e i cosmologi cercano di capire se si contrarrà e soprattutto tra quanto tempo finirà.
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In questo periodo – per noi umani, tutto sommato, abbastanza lungo – non è che siano riusciti a trovare una risposta certa, anche perché molto spesso gli “astroesperti” hanno cambiato idea, come nella seconda metà degli anni Novanta quando si sono accorti che tre quarti dell’universo è composto dalla cosiddetta energia oscura.Ebbene, grazie a questa scoperta gli scienziati hanno potuto ipotizzare che l’energia oscura è il motore che espande l’universo e che già ora sta sensibilmente accelerando questa espansione. E a sentir loro sembra che questa velocità diventerà tanto elevata – annullando la contrazione esercitata dalla forza di gravità – da strappare l’uno dall’altro tutti gli atomi del cosmo in quello che è stato chiamato il “big rip”, il grande strappo destinato a rompere il tessuto dello spazio-tempo, decretando la morte dell’universo: tra 16,7 miliardi di anni.A fare questa definitiva, per ora, affermazione sono stati alcuni cosmologi cinesi che utilizzando un metodo da loro inventato (la parametrizzazione di Ma-Zhang) hanno calcolato l’evoluzione temporale dell’universo secondo le attuali conoscenze sull’energia oscura. Dopo la pubblicazione di questa teoria nel 2012, hanno perso smalto altre due ipotesi sulla fine dell’universo. Quella secondo cui l’espansione rallenterà fino a raggiungere un equilibrio in cui l’universo resterà un po’ più grande delle attuali dimensioni diventando man mano sempre più freddo. Finché – in un futuro ben più lontano di 16,7 miliardi di anni, in un periodo che può essere espresso con un 1 seguito da 100 zeri – tutto scomparirà nei buchi neri che a loro volta evaporeranno. L’altra teoria invece enunciava che se a vincere fosse stata la gravità, l’universo si sarebbe contratto fino a diventare grande come un uovo ma dalla massa infinitamente elevata, in un big bang alla rovescia definito dai cosmologi “big crunch”.GUARDA : https://www.lescienze.it/news/2019/02/02/news/destino_universo_costante_hubble_elusiva-4278682/O GUARDA:https://tg24.sky.it/scienze/2020/08/12/fine-universo-teoria-esplosione-nane-nere
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